RITORNO AL PRESENTE


LE RIVOLTE CHE SI STANNO RIPROPONENDO ANCHE AL GIORNO D'OGGI!
L'espressione "Onda" è stata usata per designare complessivamente le componenti del movimento di studenti universitari e medi nato negli atenei e nelle scuole superiori italiane nell'autunno del 2008]. La nascita di tale onda di proteste è legata all'approvazione, sotto il governo Berlusconi, dei decreti-legge n° 112/2008 e n° 137/2008
Le critiche che l'Onda ha mosso ai suddetti provvedimenti legislativi sono state principalmente di due ordini, giuridico e socio-economico
  • sotto il primo punto di vista, è stato obiettato che le leggi in questione violano, nella lettera e nella sostanza, la Costituzione Italiana.
  • sotto il secondo punto di vista, è stato messo in evidenza la scomparsa di numerosi posti di lavoro, l'abbassamento di qualità delle istituzioni della formazione che verrebbero subordinate a consigli d'amministrazione con partecipazione di privati e, quindi, alle logiche di mercato, con un conseguente aumento delle tasse universitarie tale da rendere l'Università inaccessibile ai meno abbienti.
Inoltre, i tagli sono stati presentati dal governo come un mezzo per combattere gli sprechi, ma è stato obiettato da un lato che il carattere indiscriminato dei tagli non colpisce gli sprechi in alcun modo, dall'altro che, nello stesso tempo, vengono varate dal Governo decisioni che comportano spese giudicate inopportune e inutili, come per esempio l'acquisto di lavagne multimediali per le scuole per un ammontare di 20 milioni di euro.

 

 

 

Estensione territoriale e sociale dell'adesione al movimento

Le proteste all'interno delle scuole (elementari e medie inferiori e superiori) sono state estese sostanzialmente a tutto il territorio italiano. Proteste universitarie sono sorte in numerose città italiane, oltre che - sulla base di analoghe situazioni locali - in varie capitali e città europee.

Nella maggior parte dei casi non si sono limitate agli studenti ma hanno coinvolto, in misura diversa, le altre categorie che si considerano socialmente colpite dai decreti, ovvero personale tecnico-amministrativo, ricercatori, professori.
 Simmetricamente, sono sorti anche diversi piccoli gruppi di studenti che si sono schierati, invece, in difesa dei decreti in questione; i rappresentanti di questa fazione hanno sostenuto di rappresentare una maggioranza silenziosa, il che è stato fortemente messo in dubbio sia da altri studenti che da alcuni giornalisti, a cominciare da Michele Santoro nella sua trasmissione Annozero. Oltre ad innumerevoli manifestazioni locali, cortei autorizzati e non, che hanno percorso tutte le città d'Italia dall'inizio di ottobre 2008, ha dato luogo a varie manifestazione nazionali con centinaia di migliaia di SCIOPERI

Le pratiche politiche del movimento dell’Onda rispecchiano generalmente quelle tradizionali dei movimenti studenteschi della seconda metà del ’900: cortei, manifestazioni stanziali  e occupazioni di università e scuole. In particolare quest’ultima pratica ha fatto registrare la più grande ondata di occupazioni di facoltà universitarie dal 1977. Il movimento ha poi presentato una tendenza ad estendere le agitazioni studentesche quanto più possibile nel tessuto sociale metropolitano, utilizzando frequentemente la pratica della “manif-sauvage”: cortei spontanei, estemporanei e non autorizzati, che tendono a coinvolgere nel loro tragitto la circolazione stradale e la mobilità in generale fino ad arrivare al completo blocco stradale. Questi cortei spesso sono prima “interni”, ossia nascono negli spazi universitari nel cui itinerario sovente interrompono le lezioni che si svolgono nelle aule delle varie facoltà nell’ottica del blocco della didattica come forma di protesta. Spesso la pratica della "manif-sauvage" viene utilizzata anche in occasione di cortei autorizzati deviando dal percorso prestabilito e forzando i blocchi di polizia per proseguire oltre la destinazione autorizzata.





 Il movimento nella prospettiva storica

 Negli ultimi decenni in Italia si sono succeduti movimenti studenteschi di grande portata. In alcuni casi essi erano contemporanei ad altri movimenti di protesta sollevatisi nel resto d'Europa e del mondo come il Sessantotto, in altri casi invece erano solo sintomo di un disagio tutto italiano come il movimento del '77. A volte, soprattutto negli anni sessanta, i movimenti studenteschi si sono accompagnati a importanti cambiamenti sociali.
In Italia come nel resto del mondo, sono diversi i precedente storici dell'Onda. Fin dai primi anni sessanta, anni di crescita economica e di accumulo di tensioni sociali e politiche, maturarono le basi di quel movimento che ebbe il suo culmine nel Sessantotto. Tutto il mondo subì una forte scossa nel 1968: dal movimento per i diritti civili negli Stati Uniti d'America all'assassinio di Ernesto Che Guevara in Bolivia, dalla mobilitazione contro la guerra del Vietnam in tutto il mondo occidentale alla grande rivoluzione culturale nella Repubblica Popolare Cinese, dalla Primavera di Praga in Cecoslovacchia al maggio francese in Francia, dalle mobilitazioni popolari e studentesche in Polonia, Giappone, Messico, Jugoslavia, Repubblica Federal Tedesca al sodalizio "studenti-braccianti-operai" che animò le proteste in Italia. In Italia il '68 produsse un'onda lunga che si sviluppò grazie all'attività di associazioni come il Movimento Studentesco e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare che proseguirono le lotte politiche all'interno delle università e delle scuole per tutti gli anni settanta. Una nuova protesta studentesca, questa volta prettamente italiana e caratterizzata da un rifiuto rivoluzionario del sistema dei partiti e dei sindaci, scoppiò tra il 1976 ed il 1978 ed è nota come movimento del '77 e coincise con l'anno di fuoco del periodo dei cosiddetti "anni di piombo". Alla fine degli anni ottanta, alla vigilia del crollo del muro di Berlino e dell'inizio della cosiddetta era post-moderna, esplose in Italia il movimento studentesco della Pantera. Nuove proteste organizzate scoppiarono diffusamente, a livello solo italiano, in occasione della pubblicazione della riforma Berlinguer (1997) e maggiormente per la contestata riforma Moratti nel periodo 2003/2005. 

GLI SCONTRI
Circa un migliaio di studenti con caschi e book block, vale a dire pannelli di polisterolo con disegnate le copertine di libri famosi, si sono scontrati con i poliziotti in tenuta anti sommossa cercando di entrare a palazzo d'Orleans sede della presidenza della Regione. Dopo vari assalti, dai dimostranti è partito un lancio di uova e arance e petardi. Qualcuno ha divelto un cartello stradale che è stato pure scagliato contro le forze dell'ordine, le quali hanno caricato usando i manganelli. Partiti con alcune centinaia di partecipanti, i tre cortei che si sono ricongiunti in corso Vittorio Emanuele si sono ingrossati lungo il percorso. Successivamente un gruppo di giovani, che faceva parte del corteo di protesta contro la riforma dell'Università, ha lasciato palazzo d'Orleans e si è diretto in piazza della Vittoria, dove ha lanciato sassi e bottiglie contro il portone della questura. Davanti gli uffici della polizia vi sono alcuni agenti.







          MANIFESTAZIONE DI BEPPE GRILLO E ALTRI ARTISTI CHIAMATA "WOODSTOCK" IN ONORE DEL CONCERTO DEL 1968.

L’idea è nata e cresciuta in rete, come ormai è tradizione di tutte le iniziative del comico, politico e agitatore Beppe Grillo: il 25 settembre in occasione del lancio di Play.me - un  nuovo canale televisivo musicale, la prima trasmissione in assoluto sarà la diretta in esclusiva dell’evento “Woodstock 5 stelle“.
A quarantuno anni di distanza da quello che fu uno dei festival più importanti della storia della musica, Cesena ospiterà una due giorni all’insegna della musica con spazi offerti ad artisti ed esperti del settore all’interno del Parco dell’Ippodromo. Il 25 e il 26 settembre si parlerà di ambiente, acqua, sviluppo, connettività e trasporti: tutto insieme al meglio della canzone italiana.


I GIOVANI E LE RIVOLTE AL GIORNO D’OGGI NEL MONDO!

ASPETTI DELLA RIVOLUZIONE LIBICA
Gheddafi ha consapevolmente depredato il paese di ogni struttura statale e capacità professionale. Ha creato una generazione di ragazzi apatici e poco istruiti, che si sono accontentanti di vivere solo grazie ai sussidi. Come vendetta dell’attacco americano contro la Libia nel 1986 ha impedito l’insegnamento dell’inglese a scuola, togliendo ai ragazzi uno strumento importante per capire il mondo. Per evitare di creare qualsiasi  struttura che un giorno potesse sostituirlo ha costruito  un esercito nazionale debole, con poche armi , composto da generali fedeli solo a lui.
La rivoluzione è stata opera dei giovani che hanno sfruttato le moderne tecnologie per coordinarsi, ma a differenza che in Egitto e in Tunisia , in Libia non c’era nessuno che li potesse consigliare sul da farsi. Non un esercito forte, non una classe dirigente , per questo sono intervenuti i capi tribali, i clan e le grandi famiglie rappresentano l’unico tessuto sociale relativamente stabile in un territorio sottoposto da secoli alla dominazione di stranieri o tiranni. E alla fine gli studenti , quei ragazzi cresciuti guardando Al Jazeera, hanno agito da soldati ; in migliaia sono morti pur di raggiungere l’obbiettivo.

Ora la guerra civile è entrata in una fase di stallo in cui si stanno consolidando le posizioni, in Cirenaica oltre a un nuovo governo è stato costituito un comando militare composto da 15 generali passati coi ribelli.
Sal El Ghazal è il capo dei 14 uomini che formano Il Consiglio cittadino di Bengasi , il nucleo che ha preso in mano la gestione della città e sta aiutando nel coordinamento dei consigli degli altri centri liberati.





COME COMINCIO’ LA SFIDA AL REGIME
Fathi Tarbil , avvocato di 39 anni, è il volto della rivolta libica ha dedicato la vita a tentare di difendere la gente dagli abusi di Gheddafi. Dal 1996 si batte per ottenere giustizia per il massacro del carcere di Abu Salim  in cui ha perso il fratello, un caro amico suo cognato; i prigionieri avevano chiesto migliori condizioni, la possibilità di difendersi e il permesso di comunicare con i loro cari. Sono stati fucilati 1200 detenuti e seppelliti in tombe comuni di cui è ancora ignota la località,  testimoni oculari giurano che i cadaveri sono stati fatti a pezzi e gettati in mare.

Il 15 febbraio , due giorni prima del “ giorno della rabbia”, i poliziotti lo avevano arrestato nella speranza di stroncare la sommossa sul nascere ma ciò non è servito. Il messaggio era ovunque su Facebook e Twitter. Lo stesso giorno i parenti delle vittime sono scesi in piazza per chiedere la liberazione di Tarbil, è stata la scintilla della rivolta.



UN'ALTRA RIVOLUZIONE AFRICANA
L’Africa non è un continente nuovo alla chiamata della Rivoluzione, a partire dal 1948 e fino al 1994, anche il  Sud Africa è stato oggetto di una delle rivolte più famose nella storia mondiale. Capeggiata da Nelson Mandela la lotta contro l’apartheid (in afrikaans “separazione”) ha avuto inizio alle elezioni del 1948 con l’affermarsi del National Party, espressione della comunità bianca degli afrikaner ( discendenti dei coloni boeri), che avvia il processo di segregazione razziale in ogni ambito della società.
L’Apartheid prevede una minuziosa separazione tra gli abitanti del paese in base alla loro appartenenza “razziale”: i bianchi, gli asiatici e i neri. Vengono così vietati i matrimoni misti, imposte aree residenziali, scuole, ospedali e trasporti differenti per le diverse comunità, mentre ogni diritto politico e di accesso a determinate professioni e incarichi viene riservato ai bianchi.
L’impegno politico di Mandela si avvia a partire dalla partecipazione attiva alle campagne di disobbedienza  civile e al Congress of the People (tenutosi a Sweto nel 1955), una sorta di assemblea cui aderiscono i movimenti democratici sudafricani rappresentativi dei neri, dei bianchi, degli indiani e dei meticci. Il documento adottato dal congresso - The Freedom Charter - diviene il manifesto politico del movimento anti-apartheid. Il 21 marzo 1960 la polizia apre il fuoco su pacifici manifestanti che protestavano contro la legge sui passaporti interni uccidendo 69 persone in quello che passò alla storia come il “ massacro di Sharpeville”. Dopo un arresto e un lungo processo conclusosi con un’assoluzione, Mandela nel 1961 passa in clandestinità, diviene il capo dell’organizzazione militare dell’ African National Congress, l’Umkhonto we Sizwe (lancia della nazione), e guida la campagna di sabotaggio contro obiettivi militari e civili del regime.

Il  5 agosto 1962 Mandela viene arrestato con l’accusa di terrorismo e di aver lasciato illegalmente il paese e condannato a 5 anni di prigione. Pochi mesi dopo viene arrestato tutto il gruppo dirigente dell’ African National Congress , tutti gli arrestati sono accusati di sovversione e terrorismo,  anche Mandela che si trova già in prigione;  al termine del processo tutti gli imputati sono condannati all’ergastolo. Mandela mantiene un atteggiamento fiero, ammettendo gli atti di sabotaggio e rivendicando il diritto dei sudafricani a opporsi a un regime autoritario e razzista; il suo discorso del 20 aprile 1964 passa alla storia come un esempio  di determinazione e di dirittura morale nella lotta per la libertà.
Mandela diviene un simbolo della lotta all’apartheid e in tutto il mondo si organizzano mobilitazioni in suo favore; contemporaneamente il regime sudafricano accentua il carattere razzista creando i Bantustans cioè stati assegnati alle varie comunità nere, formalmente indipendenti ma non riconosciuti dalla comunità internazionale, così che i loro abitanti si ritrovassero a essere stranieri in Sudafrica e a non avere alcun diritto. L’ANC riprende la sua lotta con manifestazioni e scioperi sfociati nella rivolta di Sowero del 1976 e nell’uccisione del leader nero Steve Biko che ottengono grande sostegno e rafforzano il boicottaggio internazionale del regime da parte dell’Europa e degli Stati Uniti. Nel 1985 iniziano i contatti tra il regime e Mandela: gli viene offerta la libertà in cambio della rinuncia alla lotta, ma lui rinuncia affermando “Quale libertà mi viene offerta se le organizzazioni del popolo restano al bando? Solo gli uomini liberi possono condurre una trattativa: un prigioniero non può farlo”.
Il primo incontro con gli emissari del governo si svolge nel novembre 1985 e nei quattro anni seguenti i colloqui si ripetono ma senza portare a risultati tangibili mentre nel mondo cresce la campagna Free Nelson Mandela! Sostenuta da politici, uomini di cultura, personaggi dello spettacolo. La svolta decisiva  è il cambiamento al vertice del regime: nel 1989 il presidente Pieter Willem Botha deve abbandonare la carica e viene sostituito  da Fredrik Willem de Klerk che già nel febbraio del 1990 decide la liberazione di Mandela e toglie il bando all’attività politica dell’ African National Congress.
Il primo atto politico di Mandela è una dichiarazione all’apparenza dura “… le ragioni per cui abbiamo avviato la lotta armata come atto difensivo verso la violenza dell’apartheid non sono cambiate ma esprimiamo la speranza che si possa avviare un negoziato positivo così che tali ragioni non abbiano più motivo di esserci…”. Alla dichiarazione seguono i fatti : per quattro anni Mandela conduce le trattative, spesso dure e difficili, come durante il 1992-93 quando scontri violenti con molte vittime rendono chiaro a tutti che solo un confronto aperto avrebbe potuto condurre alla pace.
Tale intensa attività porta all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Mandela e a de Klerk che coronano il loro sogno di costruzione di un clima di confronto democratico per organizzare libere elezioni.
Alle elezioni del 27 aprile 1994, tenutesi con una straordinaria partecipazione popolare, l’ African National Congress si afferma con il sessantadue percento dei voti e Nelson Mandela diviene il primo presidente nero del Sudafrica.